Venture capital: Magrini (United Ventures), serve spinta governo (Mi.Fi.)
24 Aprile 2023 - 9:39AM
MF Dow Jones (Italiano)
L'Italia avanza nel venture capital ma è ancora una Cenerentola
rispetto agli altri Paesi. Eppure i capitali di ventura sono
fondamentali per sostenere chi vuole lanciare startup e aziende ad
alto potenziale di innovazione tecnologica. Ma tra tassi in
crescita e un tessuto politico che non agevola le scommesse in
ricerca e sviluppo - come la proposta di legge sul bando preventivo
non solo alla produzione e commercializzazione della cosiddetta
"carne coltivata" ma anche al finanziamento della ricerca - il
settore in Italia soffre. "Serve un sostegno di sistema", spiega
Massimiliano Magrini, managing director di United Ventures, uno dei
protagonisti del venture capital italiano, a MF-Milano Finanza.
"Non è una semplice asset class finanziaria; il venture capital è
uno strumento fondamentale per la competitività industriale e
tecnologica, l'occupazione qualificata e il progresso economico e
sociale dei Paesi". United Ventures, fondata nel 2013, gestisce 360
milioni su tre fondi investiti in 36 società tecnologiche, tra cui
Moneyfarm, Datrix, Cloud4Wi, Young Platform, Everli, Electra
Vehicles, mentre le uscite da Musixmatch e Faceit hanno reso
rispettivamente 14 e 7 volte l'investimento. Ora United Ventures
sta per lanciare il quarto fondo, che ha raccolto oltre 500
milioni.
Domanda. Magrini, come fotograferebbe oggi lo stato del venture
capital?
Risposta. C'è stata una radicale trasformazione negli ultimi
decenni, da settore di nicchia a industria globale dell'innovazione
finanziaria. Dopo un 2021 di crescita vertiginosa legata a doppio
filo all'accelerazione digitale innescata dalla pandemia, il 2022
ha visto una brusca frenata. Ora, nell'assetto geopolitico che vede
l'Europa sempre più competitiva sul piano tecnologico accanto a
Stati Uniti e Cina, soprattutto in settori cruciali come il deep
tech e il climate tech, il venture capital necessita di un costante
adattamento.
D. Questo lo stato generale. L'Italia come è messa?
R. Con oltre 2 miliardi raccolti da startup italiane, il 2022 è
stato un anno record per il mercato del venture capital. Ma
l'investimento pro capite è stato di 35 euro contro i 61 in Spagna,
i 150 in Francia e Germania e i 370 nel Regno Unito. Insomma,
l'enorme potenziale innovativo dell'Italia rimane perlopiù
inespresso.
D. L'Italia è quindi destinata a restare indietro? Ed è un
problema di mancanza di domanda di denaro per investimenti o di
investitori che guardano con maggior favore altrove?
R. Rispetto ai 27 miliardi raccolti in Gran Bretagna e ai 19
miliardi in Francia e Benelux, certamente l'Italia rischia di
restare indietro. Il problema è sia di domanda insufficiente di
capitali per le startup innovative sia di una mentalità
conservatrice degli investitori. La domanda di investimenti è
limitata dalla difficoltà delle startup a attrarre capitali: gli
investitori istituzionali e privati sono poco propensi a finanziare
progetti innovativi ad alto rischio e tendono a guardare con
maggior favore ai tradizionali mercati finanziari esteri dove ci
sono ecosistemi più maturi per l'innovazione, migliore cultura
imprenditoriale e politiche più favorevoli.
D. Come si inverte questa tendenza?
R. All'Italia serve un cambio di passo, con una combinazione
coerente di politiche pubbliche a sostegno sia dell'offerta di
capitali da parte degli investitori sia della domanda di
investimenti sul mercato da parte delle aziende. Solo così possiamo
sbloccare il circolo virtuoso tra startup, investitori, politiche e
trasformazione tecnologica del Paese. Dobbiamo passare da un
modello incentrato sui sussidi a uno di supporto imprenditoriale
basato sul capitale di rischio. E bisogna collaudare nuove
partnership tra pubblico e privato.
D. Concretamente, quali politiche servirebbero a voi investitori
e quali invece a chi vuole avviare una startup?
R. Servono politiche che stimolino il funding e l'attrattività
di capitali: deduzioni su ricerca e sviluppo, brevetti e startup
innovative. Servono poi crediti fiscali per chi investe in queste
aziende, un contratto di lavoro specifico e iniziative statali di
co-investimento per ridurre il rischio per gli investitori
privati.
D. E invece di che cosa hanno bisogno gli investitori come
voi?
R. Agli investitori servono politiche che favoriscano il
coraggio e l'attrattività di nuovi capitali nel Paese: incentivi
fiscali mirati per investire in quella che io chiamo "economia
reale innovativa" cioè in fondi di venture capital o in società
neoquotate, sostenendo la nascita e lo sviluppo di imprese
innovative. Serve un'esenzione sui capital gain generati in Italia
dagli investimenti in venture capital e private equity, come accade
in Gran Bretagna, Stati Uniti e altri Paesi. E serve una
semplificazione della burocrazia per attrarre capitali esteri.
D. Mi può fare degli esempi, secondo lei da seguire, di società
tech europee nate grazie al venture capital?
R. DeepL, il traduttore linguistico basato sull'intelligenza
artificiale con sede in Germania, ha raccolto a inizio anno oltre
100 milioni di dollari con una valutazione superiore a 1 miliardo
di dollari. La startup francese Ynsect, specializzata
nell'allevamento di insetti, ha raccolto 175 milioni di
dollari.
D. Ecco: gli insetti. L'Italia, da un lato con la proposta di
legge contro la carne coltivata e dall'altro con il blocco di
ChatGpt da parte del Garante della privacy, sta dando segnali di
andare nella direzione opposta a quella auspicata dai venture
capitalist?
R. L'approccio corretto nei confronti dell'innovazione è quello
delle sandbox, ovvero framework legislativi che consentano la
sperimentazione monitorando i potenziali effetti negativi e
consentendo al legislatore di intervenire a ragion veduta.
Intervenire in maniera preventiva al di fuori di un contesto
condiviso con altri Paesi può portare a uno svantaggio competitivo
per le imprese italiane. Senza queste componenti non si gioca la
Champions League ma solo campionati provinciali marginali.
D. Quanto i tassi di interesse alti rendono più difficile il
lavoro di un venture capital? Che segnali avete sul 2023 in Italia
e in generale nel settore?
R. I tassi bassi hanno consentito la crescita del venture
capital a livello globale, in cui sono entrati molti operatori che
hanno effettuato scelte in modalità più tattica che strategica.
L'aumento dei tassi sarà un forte equalizzatore di tali dinamiche.
I fondi europei hanno raccolto complessivamente più di 20 miliardi
in ciascuno degli ultimi quattro anni, ma nel primo trimestre 2023
sono stati raccolti solo 3,4 miliardi, il minimo dal 2015.
Raccogliere un fondo in questo contesto, come stiamo facendo noi, è
complesso ma è anche un segnale forte di fiducia in una visione di
lungo periodo. Lo sviluppo tecnologico ha un impatto diretto
sull'aumento della produttività, che è uno dei problemi storici
della nostra economia insieme con la bassa natalità. L'ecosistema
delle tecnologie aiuta la produttività, determinando così l'aumento
della crescita economica.
red
fine
MF-DJ NEWS
2409:23 apr 2023
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April 24, 2023 03:24 ET (07:24 GMT)
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