A partire dall'inizio del 2014, Algebris - società
d'investimento fondata e guidata da Davide Serra - ha
progressivamente
incrementato la posizione azionaria detenuta sull'Italia,
focalizzandosi
in particolare sul comparto finanziario. Oggi, il 30% del
portafoglio è
concentrato in Europa e la metà di questa posizione è
sull'Italia.
Lo ha spiegato ai microfoni di Class-Cnbc (tv del gruppo Class
E. che
assieme a DowJones & Co. controlla quest'agenzia) lo stesso
Serra,
precisando che nell'equity italiano Algebris detiene posizioni
"in alcune
banche popolari, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Generali Ass.,
Mediolanum e
Unipol attraverso l'aumento di capitale".
In particolare, il finanziere scommette su un'ulteriore
rivalutazione
dei titoli quotati in Italia perché "oggi fatto 100 la quantità
di ricavi
in Europa, un'azienda media guadagna il 5-6%, mentre in Italia
siamo solo
all'1%. C'è tanto valore intrinseco da estrarre, valore che
attualmente è
depresso".
Secondo Serra, le ragioni di tale ritardo rispetto a quanto
avviene nel
resto d'Europa e negli Stati Uniti vanno ricercate
"nell'impatto
particolarmente intenso che la recessione ha avuto a livello
domestico,
nel percorso di riforme strutturali che è soltanto all'inizio e
nelle Pmi
che stanno iniziando soltanto ora a beneficiare dell'euro debole
e del
costo dell'energia contenuto".
Oltre all'investimento nelle azioni italiane, Serra ha ricordato
di aver
puntato "sullo scenario del credito subordinato di banche che
hanno
superato gli stress test", vale a dire su prodotti ibridi "che
oggi
rendono tra 5% e 6%" e che vengono emessi da istituti di credito
"già
testati dalla Banca Centrale. Hanno un buonissimo rapporto
rischio/rendimento".
ofb