"E' il momento di un grande Pnrr sull'acqua e sull'energia". Lo ha detto alla Stampa il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, parlando dello choc energetico e della crisi idrica che sta vivendo l'Europa.

Dal Fabbro ha messo in evidenza come "le discussioni su una politica comune per l'energia, con un tetto al prezzo al gas, hanno già avuto un primo effetto: subito dopo l'apertura da misure comuni europee le quotazioni sono scese di oltre il 20%. Significa che, dietro i rincari, c'è una grande componente speculativa da parte di pochi soggetti. Adesso è molto importante che l'Europa dia un segnale: se c'è una crisi di volumi, i 27 Paesi la affronteranno assieme".

Questo non basterà a risolvere l'emergenza del prezzo, "ma può mitigarla. E' chiaro che per il medio e lungo periodo servirà un piano di investimenti infrastrutturali, non possiamo essere dipendenti da un solo Paese. Ma attenzione a chi pensa che una volta finita la guerra il problema sarà risolto. Non è così. Perché dopo la Russia, ci sarà la Cina, sempre più affamata di gas per ragioni di crescita e demografia, e poi verrà l'India. La nostra strada obbligata è installare più fotovoltaico, più idroelettrico, più eolico e geotermico, con minore impatto ambientale".

Da presidente di Snam, Dal Fabbro ha vissuto le proteste per il Tap, "e senza, oggi non avremmo 10 miliardi di metri cubi fondamentali. Se quell'infrastruttura non fosse stata realizzata, l'Italia sarebbe in ginocchio. Fino a ieri davamo per scontata l'energia elettrica e il nostro benessere, ora non è così. Non possiamo più permetterci di dire no".

Parlando di transizione, "in alcuni settori -ha spiegato Dal Fabbro- sta prendendo forma la convinzione che la sostenibilità sia un costo, una strada da lasciar perdere. Un cgrave errore di prospettiva. Ritengo che la strategia energetica italiana ed europea del futuro debba fondarsi su tre pilastri: la sicurezza, la competitività e la sostenibilità. Le fonti fossili, indipendentemente dalla guerra in Russia, sono destinate a diventare più scarse e più costose. In Italia abbiamo la possibilità di installare altri 60 mila megawatt di fotovoltaico, che azzererebbero tutta la dipendenza del gas russo. Gli investitori ci sono, dobbiamo trovare il modo di stoccare questa energia e accelerare i processi autorizzativi".

Per affrontare l'emergenza che sta mettendo in grande difficoltà famiglie e imprese, ci sono "tre leve di azione. La prima è il contenimento dei consumi da parte di tutti, imprescindibile. La seconda: fare offerte competitive rispetto al mercato, favorire l'autoproduzione fotovoltaica e le comunità energetiche. Ma soprattutto, bisogna eliminare la speculazione sul gas. Se il prezzo del gas è a 300 euro -ha sottolineato il manager- non esiste margine per fare molto di più".

In merito alla proposta del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, di un rigassificatore a Gioia Tauro, "c'è già un progetto di Iren insieme a un altro socio, già autorizzato in passato, prevede un terminale da 12 miliardi di metri cubi. Pensiamo che sia necessario per la sicurezza energetica del Paese perché permetterebbe di aumentare il mix di gas che non viene da tubo e quindi meno sensibile alle crisi geopolitiche. Se il governo riterrà che questa sia una misura strategica -ha precisato il presidente di Iren- siamo pronti a fare la nostra parte. L'Italia può divenire un crocevia energetico strategico per l'Europa. Questa crisi energetica sia almeno una opportunità per il Paese per porre le nuovi basi per una politica energetica più resiliente e sostenibile".

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