Ilva: piano Patuanelli, posti salvi con nuove tecnologie (Rep)
06 Dicembre 2019 - 9:41AM
MF Dow Jones (Italiano)
Dopo lo strappo di ArcelorMittal che ha lasciato ferma
l'asticella degli esuberi a quota 4.700, scatenando una veemente
reazione da parte dei sindacati, l'attesa su Ilva ora è per la
contro-proposta annunciata dal ministro dello Sviluppo Economico,
Stefano Patuanelli. Un progetto industriale targato governo,
alternativo ad ArcelorMittal, ma anche la risposta tattica
all'altrettanto tattica "sparata" iniziale dell'azienda, per
scoprire subito tutte le carte e iniziare la partita dell'eventuale
accordo.
Il piano di Patuanelli, scrive Repubblica, prevede un iniziale,
automatico ritorno all'amministrazione straordinaria Ilva (in molti
scommettono sull'investitura a commissario unico di Francesco Caio,
il consulente dell'esecutivo nella trattativa) e il coinvolgimento
di società pubbliche (Invitalia e Snam in primis) nella transizione
tecnologica della fabbrica e nella realizzazione, al di fuori dello
stabilimento, del "cantiere Taranto" promesso dall'esecutivo. Il
cuore del progetto è appunto la riconversione dell'impianto
pugliese a un mix di produzione sostenibile: mantenimento
dell'altoforno 4, riattivazione del e sostituzione del 2 (quello
sotto i fari della magistratura, ma ormai anche al termine della
sua 'vita fisiologica') con un forno elettrico. Dunque una
produzione 'ibrida' che garantirebbe, da un lato, un minor impatto
ambientale e, dall'altro, di non rinunciare all'acciaio di qualità
garantito esclusivamente dal ciclo integrale.
In questo senso, nel piano c'è l'utilizzo del 'preridotto'
(minerale trattato con l'idrogeno) per alimentare il forno
elettrico, così da alzare il livello qualitativo anche di
quell'acciaio, altrimenti impossibile con il classico impiego del
rottame. In più il mix consentirebbe risparmi di costi produttivi e
energetici, perché il preridotto è utilizzabile pure nell'altoforno
(fino a quasi il 20%), e viceversa la ghisa dell'altoforno in
quello elettrico (tino al 25%). E perché quest'ultimo, a differenza
del ciclo integrale, in caso di crisi della domanda di acciaio può
essere spento, vendendo magari il preridotto in eccedenza ad altre
aziende siderurgiche italiane. Da questa impostazione tecnologica
derivano poi i numeri del piano governativo: un obiettivo di circa
8 tonnellate di acciaio annue e il mantenimento dell'attuale forza
lavoro, o un massimo di 1.000 esuberi complessivi fra Taranto (dove
resterebbero 7.000-8.000 addetti) e gli altri siti del gruppo dove
lavorano complessivamente circa 2.500 persone.
red/alu
(END) Dow Jones Newswires
December 06, 2019 03:26 ET (08:26 GMT)
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