I timori relativi alle persistenti tensioni commerciali pesano ancora su Wall Street, che prosegue la seduta in lieve calo. Tuttavia, il pessimismo degli investitori è in parte alleviato dalle aspettative di un taglio dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve, le cui probabilitá sembrano aumentate dopo la pubblicazione dell'inflazione degli Stati Uniti di maggio.

Il Dow Jones scambia sulla parità, l'S&P 500 cede lo 0,05% e il Nasdaq Composite lo 0,24%.

La scorsa settimana, i mercati azionari hanno registrato forti guadagni grazie ai commenti di alcuni membri della Fed su possibili tagli dei tassi d'interesse, come misura per compensare gli effetti negativi delle controversie tra Washington e Pechino. Tuttavia, alcuni economisti sostengono che gli investitori potrebbero aver sovrastimato la probabilitá che la Banca centrale americana decida di intervenire sul costo del denaro, visti i solidi dati macroeconomici che il Paese continua a registrare.

Non pensavo che avremmo assistito a un primo taglio dei tassi d'interesse nel 2019" da parte della Federal Reserve, commenta poi Paul Tudor Jones, investitore americano e gestore di hedge fund. "Non credo che sarebbe successo se non avessimo assistito" all'escalation delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino, che "hanno accelerato il processo". L'incertezza sulle tariffe americane e cinesi resta infatti un fattore chiave nell'allentamento della politica monetaria degli Stati Uniti, insieme alle preoccupazioni relative a un rallentamento dell'economia del Paese.

Comunque sia secondo Ipek Ozkardeskaya, analista di London Capital Group, le aspettative di mercato potrebbero costringere la Fed ad agire prima del previsto per evitare di deludere gli investitori e aumentare la volatilitá sui listini azionari durante l'estate.

Gli esperti di S&P si aspettano che la Banca centrale americana riduca il costo del denaro di 25 punti base a settembre, soprattutto a causa del tasso d'inflazione debole, della scarsa spesa delle famiglie, del calo degli investimenti privati nel 1* trimestre dell'anno e dei deludenti payroll di maggio. "Non pensiamo che le condizioni" dell'economia americana "siano peggiorate abbastanza da giustificare un taglio dei tassi d'interesse a giugno, ma il peggioramento dell'outlook potrebbe aver dato alla Fed un motivo per annunciare, durante la riunione della prossima settimana, un suo intervento sui tassi nel breve periodo", forse giá a settembre.

A questo proposito, l'inflazione negli Stati Uniti è salita a maggio dello 0,1% a livello mensile e dell'1,8% su base annuale. Il dato tendenziale ha deluso leggermente il consenso degli economisti che avevano previsto un incremento dell'1,9% a/a. L'indice dei prezzi al consumo core, attentamente monitorato dalla Fed, è cresciuto dello 0,1% m/m e del 2% a/a (+0,2% m/m e +2,1% a/a il consenso). Infine, sempre a maggio, i prezzi dell'energia sono scesi dello 0,6% mentre quelli dei generi alimentari sono aumentati dello 0,3%.

Il rallentamento dell'inflazione a maggio negli Stati Uniti, all'1,8% a maggio dal 2% di aprile, intensificherá le speculazioni del mercato sui tagli dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale americana, commentano da Ing. Con queste pressioni inflazionistiche "benigne" gli investitori "vedono poche ragioni per cui la Federal Reserve debba astenersi dal ridurre il costo del denaro nei prossimi mesi", precisano gli esperti. Questa misura potrebbe "tutelare l'economia dalla presunta minaccia di rallentamento causata dalle tensioni commerciali" tra Washington e Pechino, proseguono gli analisti. La Fed "dovrebbe annunciare un allentamento" giá durante la riunione della prossima settimana.

Sul valutario, il cambio euro/usd tratta a 1,1323.

Sull'obbligazionario, il rendimento del T-Note a due anni è del 1,873% e quello del decennale a 2,121%.

voc

 

(END) Dow Jones Newswires

June 12, 2019 10:52 ET (14:52 GMT)

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