Nessun contatto e nessun compromesso tra Leonardo Del Vecchio, da quasi un anno primo azionista e convitato di pietra in Mediobanca, e i vertici al rinnovo della banca d'affari, che è il pilastro di Generali Ass..

Lo scrive Repubblica aggiungendo che la prima lista, che verosimilmente definirà 13 dei 15 nomi del prossimo cda Mediobanca in auge fino al 2023, esce oggi pomeriggio, con largo anticipo sui tempi dell'assemblea del 28 ottobre. Sarà all'insegna della continuità: 11 amministratori confermati tra cui il presidente Renato Pagliaro, l'ad Alberto Nagel e il dg Francesco Saverio Vinci, due nuovi al posto di Alberto Pecci e Marie Bolloré. Li rimpiazzeranno due donne, facendo salire dal 30 al 40% le quote femminili nel cda dell'istituto. Una di loro sarebbe francese, l'altra sarà Laura Cioli, ex ad di Rcs e di Gedi. I membri del cda saranno ancora "in maggioranza indipendenti" ai sensi del codice di autodisciplina per le quotate.

La relazione quali-quantitativa del cda in carica, che già la settimana scorsa ha riunito il comitato nomine per ultimare la lista, raccomandava, come prescrive la normativa europea, candidati con "conoscenze di base (riscontrabili da esperienze specifiche) di mercati bancari e finanziari, contesto normativo, programmazione strategica, gestione dei rischi creditizi, contabilità e revisione, valutazione dei meccanismi di governance, interpretazione dei dati finanziari e delle principali problematiche di settore".

Guardando al funzionamento generale del cda, suggeriva poi la "continuità per almeno 9 membri" uscenti, per dare attuazione al piano 2023 e data l'emergenza Covid. Si tratta di due meno rispetto agli 11 che saranno confermati nella lista in pubblicazione oggi, che per la prima volta è espressa direttamente dal consiglio uscente e non dal patto che vincola il 12,5% del capitale.

Tale discrepanza aveva fatto ipotizzare che ci fossero due strapuntini lasciati a Delfin, se mai la cassaforte di Del Vecchio - socia al 9,9% e in agosto autorizzata dalla Bce a salire fino al 19,9% - avesse voluto indicare propri rappresentanti condivisi con la maggioranza. Niente del genere è accaduto, e dietro le quinte i rapporti tra i vertici Mediobanca e il loro primo socio sono rimasti freddi. Prevale, nel campo dell'imprenditore autodidatta leader mondiale nell'occhialeria, la logica attendista, per un investimento considerato con ottica di lungo termine.

Non è chiaro quando e in che misura Delfin sfrutterà il via libera a crescere di peso, e magari presentarsi alla futura assemblea con un'azione più del patto Mediobanca. E fonti vicine a Delfin anche ieri confermavano le indiscrezioni estive, per cui al momento Delfin non intende presentare alcuna lista. Non solo una con nomi "di comando", capace in teoria di competere con quella degli uscenti per la maggioranza operativa del nuovo cda (ipotesi che sarebbe stata esclusa con la Bce, si dice) ma neanche una lista di due nomi per la minoranza del cda, o per il collegio sindacale, pure in scadenza.

Gli altri due posti riservati alle minoranze del mercato dovrebbero quindi andare alla lista del Comitato dei gestori, che dovrebbe confermare Angela Gamba e Alberto Lupoi. Sempre ai fondi dovrebbe andare la presidenza del collegio sindacale, vietata al cda. Qui il nome sarà nuovo, dato che Natale Freddi è già al nono anno. I termini per chiunque ambisca a fare liste (oltre ai gestori ci sta provando l'attivista critico Bluebell, che finora pare fatichi ad aggregare ampi consensi) scadono il 3 ottobre. Anche per Delfin, se mutasse idea e strategia.

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September 16, 2020 02:31 ET (06:31 GMT)

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