Wall Street prosegue la seduta intorno alla paritá, con gli investitori che rimangono cauti aspettando che la stagione delle trimestrali entri nel vivo.

I tre indici principali, dopo aver aggiornato nuovamente i massimi storici intraday in avvio, grazie al taglio dei tassi d'interesse da parte della Fed, dato ormai per certo dagli investitori dopo le audizioni di Jerome Powell al Congresso, e la pubblicazione degli utili di Citigroup, hanno rallentato in attesa degli altri conti societari che verranno pubblicati nelle prossime settimane.

Il Dow Jones e l'S&P 500 sono in calo frazionale, rispettivamente dello 0,02% e dello 0,04%, dopo aver registrato i nuovi massimi intraday rispettivamente a 27.364,69 e a 3.017,80 punti. Il Nasdaq Composite avanza dello 0,05%, dopo aver toccato quota 8.264,78.

Citigroup ha riportato un aumento del 7% dell'utile a 4,8 miliardi di dollari nel 2* trimestre, a fronte dei 4,49 mld usd dello stesso periodo dell'anno precedente. L'utile per azione è arrivato a 1,95 usd, mentre gli analisti di FactSet avevano previsto un utile pari a 1,81 usd per azione. I ricavi della banca sono arrivati a 18,76 mld usd, in aumento del 2% rispetto ai 18,47 mld usd dell'anno precedente. Gli analisti contattati da Refinitiv avevano invece stimato ricavi per 18,5 mld usd. Citigroup è la prima delle grandi banche statunitensi ad aver pubblicato i risultati del 2* trimestre. Negli ultimi mesi la banca di New York e le rivali hanno tutte subito pressioni derivanti dalla volatilitá dei mercati che sta avendo un impatto negativo sull'attivitá di trading. La Federal Reserve ha poi sottolineato di essere pronta a tagliare i tassi di interesse, il che potrebbe avere un ulteriore impatto negativo sulla redditivitá degli istituti Usa.

Gli investitori sono concentrati su cosa fará la Federal Reserve nella riunione di fine luglio, ma stanno perdendo di vista ciò che conta davvero per i mercati, afferma Aswalth Damodaran, professore di finanza alla Stern School della New York University. "Penso che l'ossessione per un taglio dei tassi d'interesse della Fed sia tutto fumo e niente arrosto", aggiunge l'esperto. Quello a cui dovrebbero fare attenzione gli investitori sono i rapporti sugli utili trimestrali. "Nel breve termine" un cambiamento di politica monetaria della "Fed potrebbe avere qualche effetto" positivo sull'economia, "ma se i profitti non saranno buoni, la Banca centrale non potrá fare molto per sostenere il mercato".

Nel frattempo in Cina, il prodotto interno lordo è cresciuto al ritmo di espansione piú lento da 27 anni a questa parte, al 6,2% a/a. A livello trimestrale invece il dato è cresciuto dell'1,7%, in accelerazione rispetto all'incremento dell'1,4% del primo trimestre. Pechino ha stabilito come range target di espansione del Pil nel 2019 la forchetta tra il 6% e il 6,5%.

Il presidente statunitense, Donald Trump, 'festeggia' il rallentamento dell'economia cinese, dovuto, secondo lui, ai dazi che ha imposto. "La crescita del secondo trimestre in Cina è la piú lenta in oltre 27 anni.

I dazi statunitensi stanno avendo un grosso effetto sulle aziende, che vogliono lasciare la Cina per Paesi non colpiti dai dazi. Migliaia di societá se ne stanno andando. Ecco perchè la Cina vuole fare un accordo" commerciale con gli Stati Uniti, ha scritto Trump su Twitter.

"La guerra commerciale con gli Usa è il fattore principale dietro al rallentamento che è stato in parte ridimensionato dagli stimoli implementati da Pechino da inizio anno", sottolineano gli strategist di Unicredit. I dati macroeconomici cinesi confermano che il rallentamento del Paese asiatico è ancora in atto e quindi i mercati dovrebbero aspettarsi ulteriori stimoli da parte della PBoC entro pochi mesi, affermano gli analisti di Oanda. La guerra commerciale sta impattando negativamente su Pechino e la fine delle tensioni tra Washington e la Cina sembra ancora lontana.

Edward Moya, strategist di Oanda, puntualizza che, sebbene la Banca centrale del Paese asiatico abbia giá fornito stimoli quest'anno, i mercati sono in attesa di un "bazooka" di tagli al coefficiente di riserva obbligatoria delle banche e di misure aggiuntive che probabilmente arriveranno se i negoziati commerciali dovessero finire male. Se Usa e Cina faranno invece passi in avanti, gli investitori si aspettano che la PBoC fornisca comunque nuovi stimoli in scia all'atteso taglio dei tassi di interesse della Fed a fine mese.

Il focus degli investitori rimane inoltre sugli sviluppi commerciali, in quanto gli Stati Uniti potrebbero iniziare ad approvare le licenze per le aziende statunitensi che vogliono riavviare le vendite dei loro prodotti a Huawei tra due settimane, portando così avanti rapidamente l'allentamento delle restrizioni nei confronti della societá cinese promesso da Donald Trump.

Sul fronte macroeconomico, l'indice Empire State Manufacturing elaborato dalla Fed di New York è salito a 4,3 punti a luglio da quota -8,6 punti di giugno, fortemente al di sopra del consenso degli economisti, che si aspettava invece un incremento a 0,5 punti. Il sotto-indice relativo ai nuovi ordini si è attestato a -1,5 punti, in aumento rispetto a quota -12 di giugno, mentre quello sull'occupazione è sceso a -9,6 punti dai -3,5 del mese precedente. Infine, il sotto-indice sui prezzi è sceso a 5,8 punti da quota 6,8 di giugno.

Il cambio euro/usd tratta in lieve calo a 1,1258. Sull'obbligazionario, il T-Note decennale è al 2,096% e quello biennale all'1,845%.

voc

 

(END) Dow Jones Newswires

July 15, 2019 11:23 ET (15:23 GMT)

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