Giappone E Abenomics (0MO3)

- Modificato il 19/7/2021 09:56
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
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I tre pilastri del ventilato rilancio del Giappone sono:

 

1) politica monetaria audace;

2) politica fiscale flessibile;

3) una strategia di crescita con cui la mano pubblica finisce per stimolare gli investimenti privati.

 

Il presupposto è l'accantonamento, almeno tempotraneo, del problema del debito pubblico (pari, in Giappone, a circa il 240% del PIL, più o meno il doppio dell'Italia) per concentrarsi sulla promozione dello sviluppo di una economia appena uscita da una recessione.











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101 di 231 - 26/6/2015 13:46
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Il Giappone si allontana dalla deflazione.

Ieri in Giappone sono stati pubblicati dati importanti, in particolare il tasso di disoccupazione, che a maggio si è attestato al 3,3%, rimanendo invariato rispetto al mese precedente. Inoltre, su base annua, l’inflazione è cresciuta dello 0,5%, nonostante il calo di aprile.
Gran parte della strategia dell’Abeconomia consiste nello stimolare l’inflazione attraverso la spesa dei consumatori. Per il momento, la politica di Shinzo Abe sembra funzionare e gli ultimi dati mostrano che il paese sta uscendo da vent’anni di rallentamento economico. Tuttavia, sembrano permanere i timori di una deflazione e quindi la banca centrale continua a essere sotto pressione. Il problema principale è che le vendite al dettaglio in Giappone sono rimaste basse, soprattutto non al livello necessario a una ripresa sostenibile. Lunedì prossimo saranno diffusi i nuovi dati sulle vendite al dettaglio di maggio.
È molto probabile che i funzionari responsabili delle politiche siano scontenti del crollo dello yen degli ultimi anni. La coppia USD/JPY viene scambiata intorno ai livelli massimi da 13 anni. Ovviamente, l’allentamento quantitativo e qualitativo (QQE) ha generato un indebolimento dello yen, circostanza che ha fatto aumentare i ricavati degli esportatori e i prezzi delle azioni, come pure il costo delle importazioni.
Riteniamo che l’allentamento monetario continuerà finché non sarà raggiunto l’obiettivo dell’inflazione al 2%. L’USD/JPY viene scambiato intorno a 123,43 e probabilmente si spingerà nuovamente verso quota 124,00 sullo sfondo della ripresa degli USA. Ci aspettiamo che il PIL del secondo trimestre confermi le cifre positive dei primi tre mesi dell’anno.
102 di 231 - 30/6/2015 10:07
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia positiva. Ma a Shanghai volatilità da capogiro

Borse cinesi sotto forte stress, oggi, fra tonfi e guadagni improvvisi. Shanghai ha aperto con un crollo del 4,6% andando sotto quota 4.000 e bruciando in questo modo tutti i guadagni accumulati da aprile.

La paura degli investitori è che sia finito il tempo del toro e sia arrivata l’era dell’orso. Ecco perché la banca centrale cinese ha tagliato il costo del denaro sui prestiti e anche il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche sabato scorso.

A contrattazioni aperte è intervenuta l’autorità per la borsa cinese che, in un comunicato, ha richiamato la comunità finanziaria alla calma assicurando che i rischi sul margin financial business sono sotto controllo. Alle ore 8 italiane, Shanghai era in recupero del 3,23%, l’Hang Seng saliva dell’1,44%. Il Nikkei ha chiuso a 20.235 punti (+0,63%).

Intanto è giunta la notizia che le esportazioni di auto delle ase giapponesi sono scese del 10% a maggio su base annua, andando in territorio negativo per la prima volta in tre mesi. A maggio i salari giapponesi sono saliti dello 0,6% anno su anno contro lo 0,7% di aprile. Si è trattato del secondo mese di rialzo consecutivo.

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103 di 231 - 01/7/2015 08:54
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Tokyo chiude in rialzo di mezzo punto percentuale

Anche oggi in frazionale rialzo la borsa di Tokyo. L’indice Nikkei ha guadagnato lo 0,46% a 20.329,5 punti. Da segnalare il forte ribasso di Suzuki Motor (-3,1%), dopo l’annuncio del cambio ai vertici dell’azienda.

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104 di 231 - 02/7/2015 08:59
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Tokyo festeggia lo yen, Shanghai trema ancora

Tokyo beneficia dello yen debole nei confronti del dollaro (cambio a 123,3 dal precedente 122,41) e dell’indagine tankan sulle maggiori società nipponiche, uscita ieri. Sempre in crisi Shanghai: dopo le forti perdite dei giorni scorsi, oggi ha aperto a -2,6%. Non ha aiutato l’iniezione di liquidità nel sistema creditizio da parte della Banca centrale cinese, che è intervenuta martedì con 35 miliardi di yuan (5,6 miliardi di dollari) attraverso lo strumento dei pronti contro termine a 7 giorni. Questa settimana Pboc è intervenuta, nel complesso, per 50 miliardi di yuan.

Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng scambiava a +0,35%, Shanghai era negativa per il -3,45%. Il Nikkei ha chiuso a 20.522,50 punti (+0,95%).

Lunedì sera la Borsa di Shanghai e la clearing house avevano annunciato un taglio del 30% nelle commissioni di transazione dei titoli azionari a partire dal primo agosto. Una mossa che intende ridare energia a un listino in forte sofferenza: ha perso il 20% nelle ultime sessioni. Nel contempo, l’autorità per le transazioni di borsa è intervenuta nella normativa sull’acquisto delle azioni che derivano da denaro preso in prestito, una mossa che intende limitare le vendite forzate delle ultime sessioni di borsa.

Secondo un’indagine della Banca centrale giapponese, nel secondo trimestre del 2015 è aumentato lo scetticismo sulla possibilità che i prezzi aumentino al tasso del 2% l’anno, come inizialmente previsto. Secondo il documento appena pubblicato, le società giapponesi si attendono un rialzo dell’inflazione al ritmo dell’1,5% entro tre anni, in calo rispetto al +1,6% di tre mesi fa.

(MILANO FINANZA)
105 di 231 - 03/7/2015 09:20
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Tokyo poco sopra la parità. A Shanghai è ancora panic selling

Borse asiatiche molto volatili, oggi. A dominare la scena, ancora una volta, Shanghai, che è passata da un rosso del 6% a dimezzare quasi il crollo. Le manovre della Banca centrale cinese dell’ultima settimana non sono ancora riuscite a stabilizzare il listino, che vive oramai quotidiani momenti di panic selling. Alle ore 8 italiane l’Hang Seng scambiava a -0,26%, Shanghai era negativa per il 3,16%.

Il Nikkei ha aperto in ribasso a causa dello yen, che si è rinforzato leggermente contro il dollaro portandosi a 123,05 contro la chiusura precedente di 123,33. A questo si aggiunga che il colosso Fast Retailing, il maggior titolo del Nikkei, ha lasciato sul terreno il 2,9% dopo aver reso noto che le vendite di giugno nei negozi Uniqlo sono scese a doppia cifra. Un dato del tutto inatteso. Il Nikkei ha comunque chiuso a +0,08% (20.539 punti).

L’indice Hsbc Pmi servizi di giugno è sceso a 51,8 da 53,5 di maggio, a dimostrazione che la crescita cinese sta vivendo un momento di debolezza. L’indice preliminare di giugno si è invece portato ai minimi negli ultimi cinque mesi.
106 di 231 - 03/7/2015 09:48
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
MERCATI - LA CINA PERDE I PEZZI

Come gia' detto ampiamente, mentre i mercati perdono il tempo dietro il dilemma greco, mai come in questo caso il termine "odissea" sembrerebbe piu' appropriato, la Cina sembra sgretolare in poco tempo le certezze di inizio anno, portandosi, con la perdita di oggi (-5%), a solo +13% sull' anno lasciando sul terreno buona parte del rally accumulato (circa -25% dal picco). La crescita mondiale frena e forse le attuali valutazioni sembrano non piu' giustificabili solo puntando il dito sulle banche centrali come simboli dei salvataggi dell' ultima spiaggia.

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107 di 231 - 06/7/2015 08:53
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse asiatiche in netto rosso a causa della Grecia. Ma quello che colpisce di più è l'andamento del listino di Shanghai, che ha aperto nelle scorse ore con un rimbalzo dell’8% per poi cedere in territorio negativo durante le contrattazioni. Tutto ciò dopo il weekend intenso in cui governo e Banca centrale cinese hanno messo a punto innovativi sistemi di stimolo per frenare l’ondata di vendite in Borsa delle ultime tre settimane. Lo Shanghai composite ha bruciato ben 2.400 miliardi di dollari in questo arco di tempo.

Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng perdeva il 4,95%, Shanghai era negativo per lo 0,84, il Nikkei scambiava a -2,46% (poi ha chiuso a a 20.112,12 punti, -2,08%).

Mentre gli occhi del mondo erano fissi sull’esito del referendum in Grecia, in Cina i vertici del sistema hanno deciso di effettuare un programma di sostegno alla liquidità senza precedenti. Per la prima volta nella storia del Paese, la Pboc ha stabilito che presterà denaro non alle banche ma a China Securities Finance Corp., che fa capo alla società di controllo della Borsa. Quest’ultima potrà prestare a sua volta denaro ai broker, che a loro volta lo presteranno agli investitori finali per acquistare azioni.

Un meccanismo che gli americani chiamano “margin-financing”, già noto in Cina perché ha causato il picco di acquisti nella prima metà dell’anno e considerato dal mondo finanziario molto pericoloso.

Nel frattempo il petrolio sta cedendo il 3,78% sui listini asiatici a 54,76 dollari il Wti.

(MILANO FINANZA)
108 di 231 - 08/7/2015 10:25
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Tonfo della borsa di Tokyo: Nikkei -3,1%

Chiusura in forte ribasso per la borsa di Tokyo, in scia alle flessioni registrate dalle principali borse asiatiche. L’indice Nikkei ha lasciato sul terreno il 3,14% a 19.738 punti. Performance decisamente negative per le aziende maggiormente esposte verso il mercato cinese.

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109 di 231 - 09/7/2015 09:02
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Un minimo recupero per Tokyo: Nikkei +0,6%

In frazionale recupero la borsa di Tokyo, dopo il pesante ribasso subito ieri. L’indice Nikkei ha terminato la seduta odierna con una rialzo dello 0,6% a 19.855,5 punti. Anche oggi vendite sulle società maggiormente attive sul mercato cinese.
110 di 231 - 16/7/2015 10:15
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Tokyo positiva dopo il sì greco. Cina in altalena, giù l'euro

Tokyo ha festeggiato con misura la tumultuosa approvazione, da parte del Parlamento greco, delle manovre di austerità richieste dai creditori. I listini cinesi hanno invece aperto con ribassi fino a sfiorare il 3%, ma nel corso delle contrattazioni hanno ripreso moderatamente tono.

Da segnalare che 691 società delle circa 2.800 quotate in Cina sono ancora congelate. Lo scrive Marketwatch (gruppo Wsj) citando come fonte FactSet. Alle ore 8,15 italiane, l’Hang Seng scambiava a -0,25%, Shanghai era negativa per lo 0,1%. Tokyo ha chiuso a 20.600,12 punti (+0,67%).

Poco dopo la notizia del voto in Grecia, l’euro si è rinforzato in Asia per poi riscendere a quota 1,0964 contro il dollaro. Lo yen è invece passato a 123,74 da 123,78.

In generale il dollaro ha ripreso a correre contro le altre valute dopo il discorso del governatore della Fed, Janet Yellen, tenuto ieri davanti alla Camera. In sostanza, Yellen ha confermato che la Banca centrale americana intende alzare i tassi a breve, pare per settembre. E’ il primo ritocco in tal senso da dieci anni a questa parte, ricordano oggi i quotidiani americani.

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111 di 231 - 20/7/2015 08:40
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse cinesi deboli, oro ai minimi dal 2010

Borse cinesi oggi deboli, nel tentativo di allungare il rimbalzo della scorsa settimana, anche se la Banca centrale è intervenuta con nuove direttive sabato scorso per limitare le perdite in Borsa. Tokyo oggi è chiusa per festività.

Alle ore 7,50 italiane, Hong Kong cedeva lo 0,26%, Shanghai perdeva lo 0,03%.

L’oro nel frattempo è sceso ai minimi negli ultimi cinque anni perdendo nelle scorse ore il 2,31% a quota 1.106 dollari l’oncia a causa delle attese positive della Fed sui dati economici americani. Il che porterà a breve al rialzo del costo del denaro negli Usa rafforzando il dollaro. E quindi spingendo al ribasso il metallo giallo.

Quando il rendimento delle obbligazioni si alza e il dollaro si rinforza, l’investimento in oro diventa meno appetibile. "Questo calo importante durante le contrattazioni asiatiche significa che un fondo importante sta vendendo", ha spiegato a Marketwatch (gruppo Wsj) Gnanasekar Thiagarajan, direttore di Commtrendz Risk Management.

Sabato scorso, la Banca centrale cinese ha pubblicato le linee guida per regolare la finanza online che sta crescendo a grandi ritmi, uno dei numerosi tentativi di bloccare le vendite massicce che si sono registrate sui listini principali nelle ultime settimane.

I canali di prestito informali, come per esempio quelli di tipo peer-to-peer, che collegano direttamente chi presta e chi prende a prestito il denaro, hanno giocato un ruolo importante nel creare la bolla di mercato in Cina ma anche nel determinane il suo scoppio improvviso. Gli analisti si aspettano che una regolamentazione migliore possa frenare i guadagni a breve termine.

L’euro viene scambiato oggi sui mercati asiatici a 1,0836 contro il dollaro dopo aver toccato, venerdì scorso, il minimo negli ultimi due mesi a quota 1,8026. La decisione dell’Eurozona di prestare 7 miliardi di euro alla Grecia come prestito ponte ha rivitalizzato un minimo la moneta comune.

Nel frattempo, il Brent scambia in Asia a 57,05 dollari dai 56,96 di venerdì scorso.
112 di 231 - 21/7/2015 08:55
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse asiatiche positive. Oro ancora giù, verso i 1.000 dollari l'oncia

Le borse cinesi hanno aperto deboli anche oggi e poi hanno cominciato a risalire grazie a un’Eurozona più stabile e ai buoni guadagni delle società americane. Nel mezzo, un giallo: Caijing, quotidiano finanziario cinese, ha scritto che la Consob locale (China's Securities Regulatory Commission) ha negato l’esistenza di un piano del governo per chiudere un fondo di Stato di salvataggio.

Alle ore 8 italiane, Hong Kong saliva dello 0,57% , Shanghai dello 0,9%, mentre a Tokyo il Nikkei ha chiuso in rialzo dello 0,9% a 20.831 punti.

Nel frattempo è stato pubblicato il dato sugli investimenti esteri diretti della Cina, che ha giugno sono saliti dello 0,7% rispetto a un anno prima, contro il balzo del 7,8% di maggio. Il ministero del Commercio non ha aggiunto altro, scrive oggi Marketwatch (gruppo Wsj).

Tokyo positiva, dopo la chiusura per festività di ieri. Il rialzo del dollaro (ora a 124,31 il cambio, +0,13% rispetto alla chiusura precedente) e il Wti che nelle scorse ore ha rotto al ribasso la barriera dei 50 dollari hanno messo letteralmente benzina alle large cap giapponesi. In primis il settore tecnologico con Hitachi, Sharp, Casio, Sony e Fujitsu, e in secondo luogo alle compagnie aeree e al settore dello shipping.

Nel frattempo, i prezzi delle materie prime sono scesi durante la sessione asiatica a causa del rafforzamento del dollaro e della previsione di rialzo dei tassi a breve da parte della Federal Reserve. Sarebbe la prima volta negli ultimi dieci anni.

L’oro ha continuato a scendere dello 0,4% a quota 1.102,6 dollari. Secondo gli analisti di settore, al di sotto della barriera dei 1.000 dollari l’oncia il metallo giallo inizia a essere un costo e non più un guadagno per le società minerarie. Quindi attenzione alla possibile rottura della barriera.

Di conseguenza si è indebolito anche il dollaro australiano, dato che il Paese è uno dei maggiori esportatori di materie prime: quest’anno ha lasciato sul terreno il 9,9% contro il dollaro Usa (cambio a 0,7362).

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113 di 231 - 22/7/2015 09:11
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
BORSA TOKYO chiude in calo, pesa Wall Street

Il mercato azionario giapponese ha chiuso oggi in calo sulla scia di Wall Street, dopo i deludenti dati sui guadagni trimestrali di Apple e di altri giganti del settore tech.

L'indice Nikkei ha perso l'1,19% chiudendo a 20.593,67 punti, mentre il più ampio indice Topix ha registrato un calo dell'1,11% a 1.655,37 punti.

A risentire della situazione è stato soprattutto il comparto tecnologico giapponese.

"Dato che il mercato è in crescita, una notizia negativa come questa può avere un peso", commenta Hikaru Sato, senior technical analyst di Daiwa Securities. "Ma l'impatto per le deboli previsioni di Apple non dovrebbe avere un effetto di trascinamento".

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114 di 231 - 22/7/2015 09:24
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse asiatiche in rosso. L'oro scende ancora

Dopo sei giornate consecutive di rialzi, oggi Giappone e Australia hanno viaggiato entrambi in territorio negativo. Questo è accaduto, secondo gli analisti, sia per prese di profitto sia a causa dei risultati poco entusiasmanti nelle trimestrali high tech americane.

Anche i due listini cinesi, l’Hang Seng e Shanghai, oggi non riescono a prendere quota. Quest’ultimo è ancora sotto del 23% rispetto ai massimi registrati il 12 giugno scorso. Le autorità continuano a investigare e a porre limiti al margin trading, fra le maggiori cause al sell off in Cina nelle scorse settimane.

Alle ore 8 italiane, Hong Kong cedeva l'1,17%, Shanghai lo 0,76%. A Tokyo, il Nikkei ha chiuso in calo dell'1,2% a 20.593 punti. .

Secondo il quotidiano cinese Caixin, la Banca centrale cinese ha appena iniettato 48 miliardi di dollari in China Development Bank e 45 miliardi in Import-Export Bank of China, mentre il ministero dell’Agricoltura cinese ha iniettato 100 miliardi di yuan (16 miliardi di dollari) in Agricultural Bank of China. Lo scopo è sempre quello di stimolare l'economia e di aiutare le Borse cinesi.

Durante la notte, il dollaro si è indebolito nei confronti delle maggiori valute a causa di prese di beneficio da parte degli investitori dopo il recente rally del biglietto verde (dal 10 al 20 luglio la crescita è stata dell’1%).

Ancora giù l'oro, dopo aver toccato ieri il minimo negli ultimi cinque anni: i futures di agosto sono scesi, durante le contrattazioni asiatiche, dell’1% a quota 1.092,5 dollari all’oncia, sotto il prezzo limite 1.100 dollari che rappresenta il break even per le industrie estrattive.

Il prezzo del petrolio Wti nel frattempo si è mosso in maniera molto volatile: è rimbalzato durante Wall Street oltre la soglia psicologica dei 50 dollari al barile (50,46) e il Brent si è portato a 56,74 dollari. Ma a metà seduta asiatica il Wti crude ha perso 66 centesimi, ovvero l’1,3% abbassandosi a 50,2 dollari al barile.

Il sentiment sulle materie prime resta negativo per l’imminente rialzo dei tassi negli Usa che rinforzerà il dollaro spingendo al ribasso le commodities. "I titoli collegati ai metalli sono stati decimati", ha commentato a Marketwatch (gruppo Wsj) Ila Feygin, managing director di WallachBeth Capital, società di New York. "Questo significa che le persone stano abbandonando l’asset class in maniera acritica. E questo per me è un'opportunità per andare in senso contrario".
115 di 231 - 22/7/2015 10:48
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse cinesi, solo 93 titoli vengono scambiati liberamente

Solo 93 titoli cinesi su 2.879 quotati sono stati scambiati liberamente questo mese. Più o meno come in Oman. L’accusa arriva oggi dal Wall Street Journal. Il quotidiano finanziario americano, sulla scorta dei dati forniti da FactSet e in base all’analisi che si è fatto fare dalla società indipendente Gottex Fund Management, accusa il governo di Pechino di manipolare i listini principali.

A questo si aggiunge un report di Caixin online (quotidiano economico cinese), secondo cui agli inizi di luglio, per salvare Shanghai dal violento sell off, è stato costituito un consiglio di guerra nella sede della Borsa cinese, dove sono stati convocati i top executives di 21 gruppi di rilievo ai quali è stato ordinato di spendere almeno 120 miliardi di yuan (19,3 miliardi di dollari) per salvare le maggiori società cinesi dalle vendite.

L’obiettivo, avrebbe raccontato uno di loro che ha chiesto di non essere citato, era ed è tuttora quello di portare Shanghai a 4.500 punti (oggi il listino ha chiuso a 4.026 dopo una sessione tormentata) e contro le previsioni delle banche d’affari americane secondo le quali Shanghai è destinata a crollare a 3.200 punti entro un anno.

L’altro obiettivo del governo è di impedire che l’indice scenda sotto i 3.200 punti, perché, scrive Caixin, a quel punto, molti investitori di fondi perderebbero la maggior parte del loro denaro. I manager hanno tentato di contrattare le modalità di acquisto dei titoli, ma non è stato dato loro alcun margine. Solo ordini.

Il Wall Street Journall mette oggi in evidenza il problema della sospensione dei titoli alle Borse cinesi: una volta partito il sell off il 9 luglio scorso, oltre il 51% delle società aveva chiesto di essere sospeso. A questo si aggiunga che un altro 46% era stato fermato perché aveva violato la regola sull’oscillazione. In sintesi stabilisce che un titolo non può crescere o diminuire durante la stessa sessione di Borsa di oltre il 10%.

Ed ecco che si arriva a quei 93 titoli solamente che nel corso degli ultimi 30 giorni per il Wsj sono stati acquistati e venduti liberamente in Cina. A questo punto il quotidiano americano mette in evidenza uno degli elementi più delicati del problema.

Ovvero: l’evaporazione delle società dalla Borsa è molto più problematica del semplice rialzo o ribasso del titolo. Perché i fondi internazionali che investono in questi titoli, ha spiegato Jonathan Krane, fondatore e amministratore delegato di KraneShares a New York, hanno l’obbligo di mantenere una certa liquidità giornaliera per operare.

Spesso in Cina sono state le stesse società a chiedere di essere sospese dalla Borsa per paura di essere travolte dalle vendite. Ufficialmente questa non è una ragione ammessa dalle autorità di controllo di Pechino. Ma, come ha spiegato il portavoce di Van Eck Global’s al Wsj, nel modulo per le richieste di sospensione di sono 10-15 motivi precompilati fra i quali scegliere. Uno vale l’altro.

E una volta riammesse agli scambi, che cosa accade queste azioni? Rimbalzano allegramente. Lo ha decretato il governo.

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116 di 231 - 28/7/2015 08:54
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Tokyo limita il calo: Nikkei -0,1%

La borsa di Tokyo ha terminato la seduta odierna con un minimo ribasso. L’indice Nikkei ha lasciato sul terreno lo 0,1% a 20.329 punti. Anche oggi in difficoltà le società maggiormente esposte verso la Cina.

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117 di 231 - 29/7/2015 08:49
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia in rosso. Pechino: abbiamo bisogno di un Draghi

Borse asiatiche deboli anche oggi. Il dato positivo sulle vendite al dettaglio non ha aiutato Tokyo (Il Nikkei ha chiuso a quota 20.302, -0,13%), rimasta fragile durante tutta la seduta, in attesa delle decisioni della Fed previste per il pomeriggio. E la Cina non riesce a tornare positiva neanche oggi, nonostante la Consob locale abbia ripetuto che il fondo salva-borse è ancora attivo e continua ad acquistare azioni.

Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng era scambiato a -0,15%, Shanghai era a -0,6%. Nel frattempo, Peng Junming, ex membro della Banca centrale cinese e oggi cio di Empire Capital Management Llp, ha detto al Wall Street Journal che la Cina ha bisogno di un uomo come Mario Draghi. La ragione? Gli ufficiali cinesi di partito sono "spesso impauriti dal dire qualunque cosa che potrebbe dispiacere o gettare ombre sui loro capi. Questo ha a che fare con la lunghissima storia burocratica del Paese".

Nel frattempo continuano a scivolare le materie prime, per il timore che la crescita di Pechino sia in effetti sensibilmente più bassa rispetto al 7% previsto per il 2015 e che l’aumento dei tassi Usa avvenga nel giro di pochi mesi, al massimo entro dicembre.

Il Brent crude è sceso durante la seduta asiatica ai livelli minimi da gennaio 2015, con i futures in calo di 16 centesimi a 48,72 dollari il barile, mentre il Wti americano è calato a 47,84 dollari il barile. Entrambi, sia Brent che Wti, sono in flessione del 20% rispetto ai massimi dell’anno. Giù di 1,5 dollari anche l’oro, a quota 1.094,9 dollari l’oncia in Asia.

Le vendite al dettaglio in Giappone sono cresciute dello 0,9% a giugno rispetto ad un anno prima, il terzo mese consecutivo di aumenti, grazie alla vendita di auto, prodotti farmaceutici e cosmetici. L’incremento generale è stato registrato nonostante il crollo delle vendite di benzina del 10,7%.
118 di 231 - 29/7/2015 12:09
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Schroders: mercati emergenti, quale impatto dal rialzo dei tassi Fed?

Dopo quasi sette anni di tassi d’interesse ai minimi storici negli Stati Uniti, "rimaniamo del parere che la Federal Reserve alzerà i tassi entro la fine del 2015. Ciò pone un rischio significativo per i mercati emergenti, data la loro dipendenza dai capitali in dollari statunitensi", sostiene il team multi-asset investments di Schroders.

L'aumento delle emissioni di debito denominato in valuta locale da parte dei Paesi Emergenti ha, da solo, ridotto la dipendenza dal finanziamento estero. Le emissioni lorde di debito pubblico degli Emergenti in Asia e America Latina è diminuita sensibilmente in seguito alla crisi finanziaria asiatica di fine anni ‘90.

Benché la dipendenza dal debito estero sia diminuita, andando a guardare nel dettaglio delle valute di denominazione di tale debito ora è maggiore la concentrazione sul dollaro americano, rispetto ad alternative come lo yen, l’euro o la sterlina. In particolare, più del 70% del debito pubblico estero in Asia e America Latina è denominato in dollari Usa, mentre gli EM in Europa hanno sì un debito estero superiore in rapporto al PIL, ma con una dipendenza dal dollaro minore.

Osservando le principali economie all’interno degli Emergenti, la Turchia e il Sud Africa sono i più esposti a una potenziale fuga della liquidità estera a causa delle loro riserve in valuta relativamente basse, a bilanci delle partite correnti in deficit e alle grandi somme di debito estero in scadenza. In seguito al “taper tantrum” del 2013, la Malesia, l’Indonesia e il Messico sono diventati più vulnerabili, mentre il Brasile e l’India hanno registrato alcuni miglioramenti (fonte: World Bank, 2013).

Oltre al debito estero, abbiamo anche esaminato quanto debito pubblico denominato in valuta locale sia in mano di investitori stranieri. Mentre l’aumento del debito denominato in valuta locale ridurrà la vulnerabilità dei mercati emergenti alla volatilità sui mercati dei cambi legata all’aumento dei tassi della Fed, il consistente incremento delle quote di debito in mano straniera rappresenta un punto debole significativo per la liquidità esterna.

Negli ultimi anni, i mercati del debito in valuta locale degli emergenti hanno attratto flussi di capitale, poiché si sono aperti agli investitori stranieri. Tuttavia, tassi d’interesse americani più alti potenziano l’attrattività relativa dei rendimenti dei titoli di Stato Usa e rendono i mercati emergenti vulnerabili alla fuga dei capitali degli investitori stranieri a caccia di yield più elevati.

"Inoltre, abbiamo esaminato la possibilità dei mercati emergenti di aumentare la liquidità interna. La gran parte dei governi ha la flessibilità necessaria per diminuire i tassi d’interesse, con i livelli attuali al di sopra dei minimi delle crisi passate. La liquidità interna e quella estera sono strettamente legate, a causa delle operazioni di carry trade degli investitori stranieri nei mercati emergenti", precisa il team multi-asset investments di Schroders.

Di conseguenza, le banche centrali degli emergenti dovranno trovare un equilibrio tra la necessità di ridurre i tassi, per fornire liquidità interna e supportare la crescita, e quella di continuare ad attirare gli investitori stranieri. Il Brasile e la Turchia dispongono della massima flessibilità per tagliare i tassi, per via dei loro livelli attuali rispettivamente al 13,75% e al 10,75%, mentre il Sud Africa è quello che ha le limitazioni maggiori dato che il livello attuale (5,75%) è solo dello 0,75% più alto rispetto ai livelli più bassi degli ultimi 15 anni (fonte: Bloomberg, Schroders, luglio 2015).

Mentre le dinamiche del debito delle economie più vulnerabili all’estero sono causa di preoccupazione, ci sono margini per iniezioni di liquidità interna attraverso il taglio dei tassi d’interesse, sebbene con diversa intensità a seconda dell’area geografica. "La comunicazione di un graduale aumento dei tassi della Fed è perciò essenziale per assicurare che le economie dei mercati emergenti più sensibili possano adeguare le politiche monetarie per bilanciare la crescita senza correre il rischio di una fuga dei capitali. Infine, abbiamo guardato ai posizionamenti sull’azionario dei mercati emergenti. La nostra analisi suggerisce che alcuni dei Paesi più vulnerabili sono tra i più sovrappesati nei portafogli emergenti globali, in particolare l’India, il Brasile e in misura ridotta la Turchia. Ciò potrebbe far aggiungere forti vendite negative a posizioni fondamentali altrimenti incerte", conclude il team multi-asset investments di Schroders.

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119 di 231 - 30/7/2015 08:47
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia positiva. Le banche russe cercano rifugio in Cina

Tokyo oggi festeggia i buoni dati sulle vendite delle auto all’estero trainate come al solito dalla valuta debole, mentre i listini cinesi viaggiano positivi spinti scientificamente dagli acquisti del fondo salva-borse creato dal governo di Pechino. Nel frattempo il dollaro sale su yen ed euro durante le contrattazioni in Asia, segnale che il rialzo dei tassi negli Usa avverrà a breve.

Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng era positivo per lo 0,17%, Shanghai per lo 0,68%. Il Nikkei ha chiuso a 20.492 punti (+0,93%).

Il biglietto verde si è portato a 124,19 contro la valuta giapponese, ai massimi dal 21 luglio scorso e contro la chiusura di Wall Street ieri di 123,94. La valuta europea, invece, è scesa a 1,0977 da 1,09986 degli scambi a New York.

Ieri sera Handelsblatt, il maggiore quotidiano finanziario tedesco, ha scritto che le banche russe (alcune delle quali presenti in Germania quali VTB-Bank e Sberbank), colpite dalle dure sanzioni occidentali, si stanno rivolgendo alla Cina per rifinanziarsi e sostenere le società russe. Una mossa vista piuttosto male dagli istituti di credito tedeschi.

Fra i maggiori intermediari interessati vi sarebbe Gazprombank, terzo maggiore istituto russo, che sarebbe interessato a emettere bond in yuan (Dim Sum Bonds) per 500 milioni di dollari per conto del colosso petrolifero Gazprom. Del resto, fa notare Handelsblatt, il governo cinese tiene il cambio yuan-dollaro stabile attorno a a 6,2 e la volatilità media mensile è solo dell’1,25% contro il 19% del rublo.

Le esportazioni di auto, bus e mezzi pesanti giapponesi è salita del 3,3% anno su anno a giugno per la prima volta in due mesi, mentre la produzione degli stessi mezzi è calata del 5,3% rispetto al giugno 2014 per il 12° mese consecutivo.

Nel frattempo, la Banca centrale brasiliana ha alzato nelle scorse ore il tasso di interesse dello 0,5% specificando tuttavia che si tratta dell’ultima mossa in questo senso del ciclo di rialzi (questo è il 16°) avviato due anni fa. Il Selic rate è stato portato al 14,25% dal precedente 13,75% per cercare di tenere sotto controllo l’inflazione galoppante che ha toccato il 9,3%. Entro la fine dell’anno dovrebbe scendere almeno al +9,2% secondo le attese della Banca centrale di Brasìlia.

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120 di 231 - 30/7/2015 09:18
GIOLA N° messaggi: 30126 - Iscritto da: 03/9/2014
BORSA CINESE - Indice CSI 300 +3,1%


L'indice principale della Borsa cinese ha chiuso la seconda giornata di recupero (a 3.930 punti, +3,1%), dopo il -8,7% di lunedì.


Il guadagno da inizio anno, che aveva raggiunto il 52%, ora è ridotto a +11%. Si può quindi dire, senza esagerare, che la bolla è ormai scoppiata.


Graficamente, il rally partito dai minimi dello scorso anno in area 2.000 punti è stato perentorio e, come tutti i movimenti molto bruschi, dà luogo a correzioni altrettanto violente.


Raggiunto il primo sostegno in area 3.600 punti, l'indice ha compiuto un rimbalzo che però non è andato oltre al 38% del precedente calo (area 4.200/4.300 punti). Ciò denota ancora debolezza e rende altamente probabile il cedimento di quota 3.600 punti.


Al ribasso il successivo sostengo è in area 3.300/3200 punti, dove transitano rispettivamente il 62% di ritracciamento di tutto l'ultimo rialzo e la trend line rialzista dello stesso.


(WEBSIM)


Uno strumento per operare su questo mercato può essere il seguente:


AMUNDI MSCI CHINA UCITS ETF (CC1.PAR) ISIN: FR0010713784



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