Spigolature

- Modificato il 01/12/2017 10:47
lella6 N° messaggi: 1519 - Iscritto da: 01/2/2010

e di tutto un po'.

gocce di saggezza, briciole di buone letture,

poesia e musica indimenticabile e chi più ne ha più ne metta.

Buona giornata!





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521 di 996 - Modificato il 20/1/2018 16:29
lella6 N° messaggi: 1519 - Iscritto da: 01/2/2010
2)
segue...
Salvatore Natoli. STARE AL MONDO. Escursione nel tempo presente.
introduzione al libro di Roberto Diodato

[..]Ora l’espressione “pazienza democratica” è interessante perché indica una via politica che passa necessariamente attraverso la formazione personale, in quanto il termine “pazienza” indica appunto il risultato di una educazione, di una cura di sé e del proprio pensiero, la quale si attiva innanzi tutto nella dimensione dell’etica, e quindi si esprime nella dimensione politica. Perciò Natoli ci dà indicazioni per coniugare la prospettiva dell’etica personale con quella dell’etica collettiva in funzione di una difesa e un rinnovamento della democrazia, di una prassi democratica che possa recuperare alcune finalità e alcuni valori in un’epoca, come la nostra, in cui sembra quasi scomparsa ogni tensione ideale: “L’agire politico contemporaneo – scrive Natoli – è, a differenza dei modelli moderni, ormai privo di fini ultimi, è alla costante ricerca di soluzioni intermedie e di arrangiamenti provvisori… Nella politica contemporanea, ogni parte in campo si presenta come garante dell’interesse di tutti e le differenze sembrano riguardare più i mezzi che gli obiettivi. Ma fino a che punto tutto ciò è sufficiente a orientare nelle scelte? … viene però da domandarsi se il depotenziamento dei fini non possa alla lunga produrre un’equivalenza tra gli stessi mezzi, fino al punto da privilegiare una politica rispetto a un’altra non tanto in ragione della sua qualità, quanto della sua opportunità… “Più o meno Stato” oppure “più o meno libertà”, “più o meno spontaneità sociale” sono allora decisioni che si prendono a seconda della necessità o urgenza di pareggiare di volta in volta le sorti, di redistribuire il reddito evitando accumuli impropri e ineguaglianze. Se le cose stanno così – si domanda Natoli – in politica è ancora necessario un antagonismo di valori o basta una fisiologica alternanza tra governi?” E’ questa una domanda molto interessante, alla quale non è facile rispondere; certamente ci invita a penetrare la complessità della questione e a prendere le distanze dalla forma d’epoca presente pur nella consapevolezza di non poterci astrarre da essa, per esempio tornando alle vecchie ideologie o alle semplici proclamazioni di antichi ideali. Natoli propone come risposta primaria un ripensamento “contemporaneo” dei valori di giustizia e di solidarietà, cosnsiderati come valori essenzialmente democratici: una democrazia, argomenta Natoli, non può fondarsi su un “capitalismo compassionevole”, non può legarsi a forme di beneficienza e generosità arbitrarie e non comprese in un’idea di giustizia; ad essa è essenziale la sfera del diritto sociale non discrezionale: “Una democrazia – scrive Natoli – è effettivamente tale solo se tende a includere progressivamente gli esclusi o comunque coloro che non sono sufficientemente tutelati. Una concezione di questo tipo – che ha caratterizzato da sempre la sinistra, ma anche il cattolicesimo sociale e la borghesia avanzata – è orientata a guardare il mondo dal punto di vista degli esclusi e perciò prende a inizio del proprio operare i punti bassi della società. Questo punto di vista oggi viene sempre più oscurato. E’ corrente invece un lessico neoliberista che per la verità non espelle la solidarietà dalla politica, ma tende a interpretarla in termini di carità”. Nella forma del diritto si trova allora una differenza tra una politica della solidarietà gratuita e una politica della solidarietà garantita: poiché “la solidarietà non deve essere confusa con l’assistenzialismo essa si configura come un diritto per i cittadini e come un obbligo per le istituzioni”; la politica insomma come sfera della giustizia e della solidarietà ad essa interna, e non come ambito della carità. Mi pare (Natoli non tematizza questo punto ma credo sia in linea con la sua proposta) che questo ragionamento abbia un valore generale, valga per il locale come per il globale, anzi sia tanto più forte quanto più venga esteso alla dimensione del globale, cioè della politica estera e della politica economica su scala mondiale, poiché in tale dimensione emerge chiaramente la sua utilità per i paesi dell’Occidente nei confronti della minaccia terroristica: una banale e forse poco nobile, ma forte utilità di sicurezza a diversi livelli, sulla quale si potrebbe aprire un’ampia discussione.

Dunque Natoli invita a pensare una politica della solidarietà garantita come diritto e promossa come fonte di utilità collettiva. Ma si tratta di una proposta “fragile”, dove questo termine non ha nulla di derogatorio, ma indica la situazione effettiva di questa proposta politica, che, in quanto connessa con l’etica e con l’educazione, è sospesa al rischio delle libere volontà e alle critiche, facili ma efficaci, del pensiero economicista (ma pensi davvero che i flussi di capitali, ormai quasi flussi impersonali e quantitativamente impressionanti siano gestibili da una politica della solidarietà?). Natoli ha ben chiaro il problema, e infatti critica la teoria della giustizia di Rawls, la teoria dell'”altruismo conveniente”: “La logica evoluta che dice “l’altruismo conviene” parte infatti dall’idea di una società futura in cui l’insieme sociale sarà equilibrato e i soggetti sociali, a partire dalla loro individuale incertezza, avranno ragioni di sicurezza. Questo discorso ha trovato la sua formulazione più adeguata e piena – scrive Natoli – nella teoria della giustizia di Rawls con il famoso argomento del velo di ignoranza: poiché gli uomini, nemmeno i più ricchi, sanno quale sarà la loro sorte futura, devono costruire una società di diritti in cui, qualunque sarà il loro destino, tutti si troveranno garantiti. In quasto modello di giustizia la società assicura il minimo a tutti, dopo di che ognuno potrà pervenire al suo massimo. La più diretta applicazione di questa teoria politica sono i modelli di welfare”. Ma – prosegue Natoli – questo argomento “razionale” è astratto, in quanto è valido soltanto se ci collochiamo in un punto di vista esterno rispetto alle concrete dinamiche socio-economiche; se invece “partiamo dall’idea di chi possiede, costui dice: perché mai dovrei pensare a un altruismo generalizzato nella società e non invece a rafforzare la mia posizione? Perché puntare sul velo di ignoranza e non sulla certezza che solo accumulando mi garantisco di più?”. Insomma, puntare sul bene futuro, e sul futuro bene collettivo, è davvero sensato per chi ora possiede i beni? Forse sì, ma a patto che abbia un concreto pericolo di perderli, un pericolo che storicamente proveniva dalle potenzialità rivoluzionarie degli oppressi, e che ora a livello locale e globale sembra provenire dalle dinamiche migratorie e terroristiche: l’integrazione e la pace sono oggi più convenienti della repressione e della guerra? Possono essere le nuove forme della Realpolitik?

Continua....
522 di 996 - 20/1/2018 12:38
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
"" Bisognava assistere, tristi e inerti, allo spettacolo di tutti coloro che avevan dato mano all ' opera e volevano ora esser soli a darle assetto; alcuni tuttavia sovreccitati e quadi farneticanti, altri già lassi e crogiolantisi con senile sorriso di sufficienza nella soddisfazione d ' un ' ardua fatica comunque terminata, di cui non volevano vedere i difetti, nè che altri li vedesse. - Lando Lauretano non sfogava il dispetto, perchè, non avendo potuto prima per l ' etá, non potendo più ora per l ' inerzia dei tempi far nulla, sdegnava come troppo facile dir che gli altri avevsno fatto male. Fare...ecco, poter fare, senza punte parole ! Avevano fatto gli altri. Ora era il tempo delle parole. Ne facevano tante gli altri inutilmente, ch ' egli poteva bene risparmiar le sue. Vedeva che coloro, a cui era stato dato di fare, s ' erano dibattuti a lungo tra due concezioni, una vacua e l ' altra servile: quella di un ' Italia classica e quella di un ' Italia romantica: una fantasima in toga e un manichino da vestire con la livrea e il beneplacito altrui: un ' Italia retorica, fatta di ricordi di scuola, quella stessa forse vagheggiata dal Petrarca e suggerita a Cola di Rienzo, repubblicana; e un ' Italia forestiera, o inforiesterata tutta nell ' anima e negli ordini. Purtroppo, le necessità storiche dovevano effettuar questa. E, in fondo, non si era fatto altro che sostituire una retorica a un ' altra; alla scolastica imitazione degli antichi, la spropositata imitazione degli stranieri. Imitare, sempre. - " Oh Italiani, " aveva gridato dalle Murate di Firenze il Guerrazzi, " scimmie e non uomini! " - Che fare, adesso ? Per chi vuole, sì, è sempre tempo di far bene. Ma un bene modesto, umile, paziente, Lando Lauretano sentiva che non era per lui. Gli avevano offerto, nelle ultime elezioni generali, la candidatura in uno dei collegi di Palermo: nè preghiere, né pressioni, nè richiami alla disciplina del partito erano valsi a farlo recedere dal rifiuto. Lui, a Montecitorio, in quel momento ? Meglio affogarsi in una fogna ! "" - Da " I giovani e i vecchi ", recentissima ultima pubblicazione di Luigi Pirandello, piccolo stralcio dello spaccato della politica attuale nel quale si evidenzia la capacità di attuare rinunce che un tempo erano impensabili, come quella, ad esempio, di non voler entrare a Montecitorio. Certo che il Laurentano, come personaggio, riscatta tutta la classe politica attuale nello sfatare il detto comune che vuole i politici tutti uguali. Si è così inteso salvare la dignità di una intera categoria. Aspettiamo le recensioni su questo libro che esce in un momento molto particolare della nostra storia.
523 di 996 - 20/1/2018 12:43
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
Una premessa a posteriori: non avevo letto in precedenza i due post di Lella, lo farò adesso, con molta curiosità.
524 di 996 - 20/1/2018 13:04
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
@ Da Pirandello a Natoli: " mutate mutantis ", ma non troppo. Argomento molto interessante quello da Natoli affrontato. Ricordando il 1789.
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
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540 di 996 - 20/1/2018 15:43
trionis98 (premium) N° messaggi: 18880 - Iscritto da: 04/2/2007

Ottobre e’ Stato un mese fertile

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