Governo: quanti Giorgia boys (Milano Finanza)
24 Ottobre 2022 - 8:30AM
MF Dow Jones (Italiano)
Nel palazzo di Montecitorio Giacomo Lasorella, presidente
dell'Agcom, è quasi di casa. Alla Camera è entrato oltre trent'
anni fa, da consigliere parlamentare, fino a scalare le posizioni e
diventare vicesegretario generale. Mercoledì 19 ottobre il numero
uno dell'Autorità di garanzie nelle telecomunicazioni percorreva
con scioltezza il corridoio del Transatlantico, davanti all'Aula,
fermandosi a parlare con diversi parlamentari. Indiscrezioni di
stampa riferiscono degli approcci del centrodestra per strapparlo
all'authority e assegnarli un ruolo di possibile uomo macchina a
Palazzo Chigi, ritagliando su misura un ruolo di coordinamento tra
governo e Parlamento in materia di Piano nazionale di ripresa e
resilienza. Lui, secondo quanto trapela dell'Agcom, continua a
smentire di poter lasciare l'incarico con largo anticipo rispetto
al mandato di sette anni, iniziato nel 2020.
La prima necessità di ogni governo, scrive MF-Milano Finanza, è
peraltro avere le persone giuste nel posto giusto. La rapida ascesa
che ha portato alla vittoria elettorale del 25 settembre, osservano
vari analisti, non ha permesso a Giorgia Meloni e ai suoi di
costruire una solida classe di manager e funzionari da collocare
nei ruoli chiave. Negli ultimi mesi è quindi andata avanti
l'attività di scouting, necessaria come primo approccio a reclutare
le figure più adatte a ricoprire i vari incarichi di capi di
gabinetto, segretari generali e le posizioni di diretta
collaborazione con i ministeri. Il secondo step servirà invece a
trovare i migliori top manager per la tornata di nomine
primaverili. Soltanto le sei quotate del ministero dell'Economia
(Eni, Enel e Poste, Leonardo, Terna, Enav) contano 120 posti tra
consigli d'amministrazione e collegi sindacali. Altre 40 poltrone
sono sempre in quota Mef, tra le non quotate. A queste si sommano
le partecipate da Cassa depositi e prestiti, più le numerose
poltrone di secondo livello. In totale, secondo le prime analisi
del centro studi Comar, si contano almeno 400 incarichi, se non
quasi 500.
La priorità va alla definizione degli staff ministeriali e di
Palazzo Chigi. Alla presidenza del Consiglio si cerca un successore
per Roberta Chieppa, segretario generale con Mario Draghi e
Giuseppe Conte. Tra gli alti funzionari con i quali Meloni ha preso
contatto c'è l'esperto Carlo Deodato, che a Palazzo Chigi ricopre
l'incarico di capo dell'ufficio legislativo ed è indicato per il
dopo Chieppa. Altro nome gradito è quello di Giuseppe Chinè, capo
di gabinetto al Mef per il quale non si esclude una conferma,
mentre per un ruolo a Chigi si parla di Riccardo Pugnalin. La lista
dei consiglieri di Stato e altri funzionari candidati è però lunga.
Dalla schiera di Palazzo Spada si parla di Sergio De Felice,
Claudio Contessa, già al legislativo del ministero della
Transizione ecologica, Roberto Proietti, Rosanna De Nictolis ed
Ermanno De Francisco, che era già stato chiamato da Conte. Tra i
consiglieri parlamentari Meloni potrebbe pescare Cristiano Ceresani
o ancora Dino Polverani e Raffaele Perna. Dalla Presidenza del
Consiglio potrebbero invece arrivare Sabrina Bono e Simonetta
Saporito, dirigente di I fascia. Potrebbe inoltre approdare al Mef
Daria Petralia, oggi all'ufficio che cura, in raccordo con
l'Avvocatura generale dello Stato, le azioni necessarie
all'adeguamento coerente e tempestivo delle amministrazioni
pubbliche agli atti dell'Unione europea.
Negli elenchi in mano a Fratelli d'Italia è segnato anche il
nome di un veterano dei capi di gabinetto: Luigi Fiorentino.
Entrano invece in quota Corte dei Conti Massimiliano Atelli, oggi
alla commissione Via Vas, e Andrea Giordano. Un ruolo di peso a
Chigi lo avrà anche l'ex pm Alfredo Mantovano. Ancora prima di
affrontare lo spoil system delle agenzie (per le Dogane ci sono
contatti per una riconferma di Marcello Minenna) e delle direzioni
generali, su tutte il Mef, la prima nomina da affrontare sarà però
quella dell'amministratore delegato di Mediocredito Centrale. La
carica è rimasta scoperta per la promozione di Bernardo Mattarella
al vertice della controllante Invitalia. Il dossier è stato
rinviato dall'Agenzia controllata dal Mef a dopo la formazione del
nuovo governo, ma in cima alla lista dei papabili sarebbe l'ex
amministratore delegato di Sace, Pierfrancesco Latini.
Per le grandi partecipate occorrerà attendere la primavera.
Meloni ha saputo stringere un buon rapporto con Claudio Descalzi,
ceo di Eni e di fatto ministro degli Esteri ombra nella tessitura
delle alleanze geopoltiche per affrancare l'Italia dalla dipendenza
dal gas russo. Un rapporto instaurato in tempi non sospetti, tanto
che già qualche anno fa Descalzi aveva partecipato ad Atreju,
l'appuntamento estivo della destra giovanile prima di An poi
meloniana. Altro top manager dato vicino a FdI è Stefano
Donnarumma, di Terna. Meloni & C potrebbero peraltro pescare da
Italgas il ceo Paolo Gallo. Sono dati in avvicinamento anche il
condirettore generale di Poste, Giuseppe Lasco, il top manager del
Tesoro Antonino Turicchi. Ed è in area centrodestra Claudio Andrea
Gemme, guida di Fincantieri Infrastrutture e già presidente Anas in
quota Lega.
Nei corridoi della politica ci sono anche pochi dubbi sulle
manovre in Rai. Fratelli d'Italia, partito più votato dagli
italiani, è nella strana situazione di non esprimere alcun
consigliere nel cda del servizio pubblico. Ecco perché interventi
sono dati per certi e in tutti gli schemi un ruolo lo avrà
Giampaolo Rossi, già consigliere nel passato cda.
C'è infine la casella Cassa deposititi e prestiti. Un cambio al
vertice dopo appena un anno e mezzo di mandato per l'amministratore
delegato, Dario Scannapieco, sembra complicato, anche considerati
gli equilibri da mantenere con le fondazioni bancarie azioniste di
minoranza. Anche se le indiscrezioni che per alcuni giorni hanno
ipotizzato un ruolo da ministro dell'Economia per l'ex
vicepresidente della Bei sono state lette come un modo per liberare
la casella.
red
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MF-DJ NEWS
2408:14 ott 2022
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October 24, 2022 02:15 ET (06:15 GMT)
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