Italia-Cina: nasce Iccf, gigante da 31 miliardi (MF)
29 Giugno 2022 - 8:56AM
MF Dow Jones (Italiano)
Mettere a fattor comune le competenze industriali, commerciali e
finanziarie di entrambi i Paesi per rafforzare le relazioni
bilaterali. Con queste premesse è stata tenuta a battesimo ieri a
Milano, nella sede di Confcommercio, l'Italy China Council
Foundation (Iccf), nata dall'integrazione tra la Fondazione Italia
Cina (che ha chiusto il 2021 con ricavi per 1,4 milioni e un avanzo
di 72 mila euro) e la Camera di Commercio Italo Cinese. Un realtà
che conta circa 360 soci, per l'85% aziende italiane e per il 15%
cinesi. Il 60,5% del totale proviene dal mondo dei servizi, il 34%
dall'industria e il 5,5% dalla finanza. Escluse queste ultime, i
soci di industria e servizia sommano circa 31 miliardi di euro di
fatturato. "Includendo anche le società finanziarie, tra cui si
contano le prime due banche italiane, la prima banca cinese e il
secondo istitutito di credito in Europa, oltre a due tra i più
importanti gruppi assicurativi globali, questi numeri potrebbero
addirittura triplicare", ha evidenziato Marco Bettin, direttore
generale della nuova entità.
Obiettivo dell'integrazione tra le due precedenti realtà è
offrire alle imprese un referente unico in entrambi i Paesi che
porti avanti le iniziative in favore dei due sistemi economici.
«Anche l'uso dell'inglese nel nome non è casuale, perché indica la
nostra volontà di dare vocazione internazionale al progetto», ha
aggiunto Bettin, che supporterà nel suo lavoro Mario Boselli,
storico imprenditore tessile e già presidente della Fondazione
Italia Cina, il quale ha assunto il medesimo ruolo nella nuova
entità. Al loro fianco agiranno quattro vicepresidenti e un
consiglio d'amministrazione formato da 40 figure di spicco
dell'imprenditoria, politica e diplomazia italiana e cinese: 20
provenienti dalla Fondazione, 10 dalla Camera di Commercio e 10
indipendenti, scelti tra figure di grande autorevolezza nell'ambito
delle relazioni tra Italia e Cina. Tra i nomi di rilievo del nuovo
board spiccano quelli di Carlo Ferro (presidente Ice), Paolo
Panerai (vicepresidente e amministratore delegato di Class Editori,
gruppo che edita questo giornale), Michaela Castelli (presidente
Sea), Luca Lisandroni (ceo di Brunello Cucinelli), Francesco
Merloni (presidente onorario di Ariston Thermo), Antonio Calabrò
(senior advisor culture di Pirelli). Tra i rappresentanti del mondo
finanziario compaiono le figure di Rosario Strano (responsabile del
progetto Cina di Intesa Sanpaolo), Lorenzo Ioan (head of business
transformation di Generali), Alessandro Paoli (head of Unicredit
International Center Italy e primo vicepresidente di Unicredit).
Spazio poi alle figure politico-diplomatiche: l'ambasciatore
pro-tempore italiano in Cina (attualmente Luca Ferrari), il suo
omologo cinese in Italia (Li Junhua, rappresentato ieri in presenza
dal console generale Liu Kan), figure in rappresentanza dei
ministeri dello Sviluppo Economico, Transizione Ecologia e Affari
Esteri.
Infine un unicuum nel panorama delle organizzazioni bilaterali
tra Italia e Cina: in consiglio infatti figurano personaggi di
rilievo delle aziendi cinesi che fanno affari in Italia. Nomi
illustri come quello di Rodrigo Cipriani Foresio, general manager
per il Sud Europa del gruppo Alibaba, o Luke Bin Liu, regionale
sales director per il Sud Europa di Tencent Cloud Europe. «Siamo in
grado di rappresentare gli interessi di soci e consiglieri del
board sia cinesi sia italiani», ha aggiunto Bettin, «e siamo gli
unici a farlo: in questo modo le imprese cinesi partecipano alla
nostra vita associativa e discutono la governance stessa».
Altro elemento chiave della nuova Iccf è la ripartenza dei
rapporti commerciali dopo il Covid, che proprio in Cina è stato
particolarmente duro e si sta protraendo ancor oggi. "La pandemia
non aiuta il nostro compito né lo fanno le restrizioni alla
mobilità", ha ricordato l'ambasciatore Ferrari intervenuto in
videoconferenza da Pechino. «La rimozione progressiva delle misure
consentirà di ricostruire il flusso di merci, persone, idee che
tanto ha giovato ai due Paesi nel corso della storia". Quanto
all'attuale fase di mercato e macroeconomica, Bettin ha espresso
un'idea chiara: "A prescindere dalla guerra in Ucraina e dalle
difficoltà internazionali le imprese italiane devono identificare
la Cina come un mercato di sbocco imprescindibile". Ma lo stesso
discorso vale anche a parti invertite: "I dati del pil cinese
attualmente non sono in linea con l'obiettivo fissato dal governo e
quindi le imprese cinesi hanno bisogno di tornare a
internazionalizzarsi: noi siamo un ambito di dialogo tra i due
Paesi, con statura internazionale".
red
MF-DJ NEWS
2908:40 giu 2022
(END) Dow Jones Newswires
June 29, 2022 02:41 ET (06:41 GMT)
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