"Al momento, la nostra banca ha un eccesso di credito rispetto
alla raccolta diretta. Lo squilibrio e' notevole e ci impone sia di
limitare l'espansione in modo selettivo scegliendo le operazioni
che ci interessano di piu' in termini di ritorni commerciali e
reddituali sia di migliorare la qualita' del credito".
Inizia cosi' un documento, di cui MF Dowjones e' entrata in
possesso, che e' stato distribuito qualche giorno fa alle filiali
di Unicredit per fornire indicazioni generali in merito
all'erogazione del credito.
Il faro di Piazza Cordusio e' puntato soprattutto sui nuovi
clienti del gruppo che dovessero richiedere finanziamenti. "E'
opportuno un periodo di sperimentazione, da valutare di volta in
volta prima di impegnarci con operazioni a medio termine, a
prescindere dalla presenza di un consorzio di garanzia", chiarisce
infatti il documento.
Il giro di vite non risparmia neppure rapporti ormai consolidati
con clienti di vecchia data. "Proposte di incremento fido o di
nuovo affidamento dovrebbero essere valutate solo per clienti con
rating da 1 a 5. L'atteggiamento dovrebbe essere di mantenimento su
clienti con rating 6. Le proposte con rating superiore dovranno
essere opportunamente valutate", spiega infatti la nota interna,
"per valutare se e in che termini la situazione possa evolvere
positivamente, considerando che i clienti dovrebbero essere messi a
conoscenza che in caso contrario, prima o poi, si arrivera'
all'opportunita' di concordare un rientro".
"La clientela che ci richiede fidi o prestiti viene giudicata in
base a una scala di rating che va da 1 a 9, dove 1 equivale a
rischio insolvenza pari a zero e dove 5 oggi rappresenta
un'asticella da non superare", ha chiarito una fonte del gruppo,
aggiungendo che "il rating viene fornito in modo automatico da un
software a conclusione della pratica. Vengono presi in
considerazione sia dati di bilancio sia dell'analisi andamentale,
eventuali insoluti e andamento del settore merceologico di
appartenenza".
Ad ogni modo, sia che si tratti di vecchi o di nuovi clienti,
l'input che arriva in questo momento dalla direzione del gruppo e'
che le operazioni di prestito e finanziamento che vengono inoltrate
al Polo Crediti (la struttura cui spetta la valutazione di gran
parte delle pratiche, mentre la decisione su un numero piu'
limitato spetta ai direttori di filiale, ndr) dovrebbero essere "di
gran lunga minori in numero di quanto rileviamo invece adesso".
Il documento entra poi nel merito delle operazioni che il gruppo
milanese guidato da Federico Ghizzoni e' disposto a sostenere. "Non
siamo disponibili a consolidare i debiti dei clienti se non
nell'ambito di un piano di ristrutturazione che non preveda altre
vie d'uscita. In ogni caso non ci sostituiamo al debito delle altre
banche o al leasing, non sosteniamo il contenzioso dei clienti
salvo che non si tratti di crediti che abbiamo anticipato noi e per
i quali non siano state commesse irregolarita'".
"Non ci interessa finanziare il trading di qualunque natura esso
sia, l'immobiliare speculativo, il campo finanziario", prosegue poi
il documento, specificando che - nella lista delle societa' che per
tipologia di business dovranno essere escluse dai finanziamenti -
rientrano "le immobiliari, le holding, le societa' estere e quelle
controllate da soggetti esteri per natura fiscale, le finanziarie
di qualunque genere, le commerciali che non mostrino elementi
strutturali tali da renderle affidabili e - con le dovute eccezioni
- le concessionarie auto".
Tempi duri, infine, per chi opera nel settore dello sviluppo immobiliare o in quello del fotovoltaico. Per quanto riguarda il primo, il documento indica infatti che al credito potranno accedere solo "un cliente conosciuto. Dovra' inoltre portare l'area gia' di proprieta', sul cui valore noi non interverremo.Il nostro intervento sui costi di costruzione avverra' solo a conguaglio, dopo che il costruttore avra' investito la sua quota, con pagamenti accertati". Non solo. "Le erogazioni oltre il 30% della nostra quota potranno avvenire solo a presentazione di un 20% di compromessi di vendita". Percentuale che sale al 50% se le erogazioni richieste sono superiori al 70%. Per chi opera invece nel fotovoltaico, addio a operazioni di carattere speculative, che negli ultimi anni - prima della stretta del Conto Energia, erano diventate frequenti anche tra gli operatori di family office. "E' opportuno limitarci all'intervento a fronte di investimenti di importo limitato e solo per impianti a corredo dell'attivita' industriale del cliente", spiega infatti a chiare lettere il documento. Che esclude "investimenti di natura speculativa da parte di operatori non interessati al settore energetico". ofb oscar.bodini@mfdowjones.it