Si arresta dopo quattro sedute consecutive la forte ondata di
vendite che da mercoledi' scorso si e' abbattuta sul titolo
Unicredit.
Nel secondo giorno dell'aumento di capitale, scrive MF, gli
acquisti sono tornati copiosi sulle azioni di Piazza Cordusio, che
hanno chiuso la seduta di ieri con un rialzo del 6,04% a 2,42 euro.
E anche i diritti d'opzione ieri hanno recuperato gran parte del
terreno perduto chiudendo con un rialzo di oltre l'80% a 0,85 euro.
Dall'analisi dei flussi di acquisto e vendita delle ultime sedute,
effettuato dalle banche del consorzio di garanzia coordinato da
Bofa-Merrill Lynch, Mediobanca e dalla stessa Unicredit, sarebbe
emerso che dietro al tonfo di titoli e diritti ci sarebbero anche i
movimenti di una parte degli azionisti strategici della banca, a
partire da alcune fondazioni italiane. Quegli stessi azionisti che
nei giorni scorsi non hanno risparmiato critiche al chief financial
officer di Piazza Cordusio, Marina Natale, per il modo in cui
l'aumento e' stato strutturato, ma che tuttavia avrebbero una parte
importante di responsabilita' sulla performance negativa dei titoli
e dei diritti.
Lampante e', ad esempio, il caso della Fondazione Cariverona. L'ente presieduto da Paolo Biasi, che ancora a fine dicembre deteneva una partecipazione del 4,2% nella banca guidata da Federico Ghizzoni, nei giorni scorsi avrebbe ceduto sul mercato un pacchetto dello 0,7% del capitale, in portafoglio al costo storico. Un atteggiamento analogo lo avrebbero avuto anche alcune fondazioni minori che, a corto di liquidita' per seguire l'aumento, nella giornata di ieri avrebbero scaricato sul mercato una consistente fetta dei diritti d'opzione, approfittando dell'elevato valore di questo strumento all'avvio delle contrattazioni (1,36 euro).
red/lab