Diplomazie al lavoro per convincere Vivendi su Tim nella rete unica. Lo scrive Repubblica aggiungendo che il mercato preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno (+3,9% in Borsa), e nonostante i conti del semestre negativi e le deboli attese per il 2020-2021 torna a scommettere che il matrimonio tra la rete di Telecom Italia e il suo primo rivale in fibra Open Fiber "s'ha da fare". La clessidra gira e la soluzione va trovata entro il 31 agosto, termine ultimo di validità dell'offerta da 7,7 miliardi del fondo Usa Kkr per la rete secondaria di Tim, e nuova scadenza con cui le istituzioni si sono impegnate ed esposte attraverso una lettera firmata da Mef e Mise per la creazione della rete unica.

L'offerta del fondo Usa mette Tim nella condizione di avere le risorse per sostituire il rame con la fibra, e cablare il 56% della case italiane nelle aree nere e grigie del Paese entro il 2025. Martedì Tim ha deciso di sospendere fino al 31 agosto l'accordo che aveva già illustrato al consiglio, perché è arrivata una lettera firmata dai ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, che si impegnavano a facilitare un'operazione più grande mettendo insieme la rete di Open Fiber con quella di Tim. Anche se Mef e Mise non sono azionisti di Tim, se non indirettamente attraverso la Cdp (socia al 9,9% di Tim e al 50% di Open Fiber) che però essendo in conflitto, non ha un ruolo attivo sulla governance.

L'a.d. di Tim, Luigi Gubitosi è ottimista, ma in ambienti finanziari e politici sono molti i dubbi e le preoccupazioni da risolvere nelle prossime tre settimane. Se per questa Telecom il fatto che il governo fermi un'offerta di mercato come quella di Kkr "non è un interferenza", nel 2006 per una lettera dagli uffici dell'allora presidente Romano Prodi, che formulava un'offerta per rilevare la rete Telecom, l'allora presidente nonché azionista Marco Tronchetti Provera rassegnò le dimissioni. Gubitosi ha inoltre ribadito che l'operazione si farà solo se il controllo resterà in capo a Tim, che consoliderebbe anche la rete unica, e che il progetto riguarderebbe un pezzo molto più vasto della sola rete secondaria (quella opzionata da Kkr e Fastweb) e quindi tutta l'infrastruttura in fibra dalla centrale alle case.

Per fondersi con Open Fiber e arrivare alla rete unica senza perdere il controllo, Tim dovrebbe scorporare i servizi e per farlo avrebbe bisogno di un'assemblea straordinaria dove il suo primo azionista Vivendi (23,9%) sarà l'ago della bilancia. Per questo il 31 agosto, oltre a trovare un accordo tra Tim e Open Fiber, andrà trovato un accordo tra i soci, vale a dire Cdp, che è azionista di entrambe le infrastrutture, Vivendi ed Enel. In proposito le diplomazie sarebbero già al lavoro per cercare un accordo con i francesi che, per perseguire gli obiettivi industriali dell'Italia, vorrebbero garanzie, anche di tipo economico.

Stesso discorso per Francesco Starace di Enel, che ha più volte detto che non venderà il suo 50% di Open Fiber se sarà Tim a controllare la rete unica.

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(END) Dow Jones Newswires

August 06, 2020 03:00 ET (07:00 GMT)

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